Fioritura di barchette di San Pietro
Varie spiagge e zone di mare lungo la costa toscana si sono colorate di blu per la presenza di ammassi di piccoli animali simili a meduse, che non creano alcun impatto ambientale
In questi giorni in molte parti d’Italia, compresa la Toscana, sono state avvistate, in numero elevatissimo, le velelle (Velella velella), piccoli animali parenti stretti delle meduse (phylum Cnidaria, classe Hydrozoa), di colore blu, conosciute anche con il nome di “barchette di San Pietro” o “di San Giovanni”. In realtà, ogni “barchetta” è composta da una colonia di singoli organismi (polipi) che differiscono per forma e funzioni (zoidi), fino a comporre un dischetto ovale dal diametro di 4-7 centimetri, dotato di una cresta triangolare trasparente simile a una vela, da cui prendono il nome.
Grazie alla particolare forma ed alla presenza della “vela”, questi organismi galleggiano sulla superficie del mare e vengono spinti dai venti, tanto che, a seguito di mareggiate, possono essere trascinati verso riva, dove si accumulano e colorano acque ed arenili. Le conseguenti macchie bluastre (lunghe anche centinaia di metri o km) possono essere scambiate, ad un occhio non esperto, per forme di inquinamento marino, avendo una colorazione simile a quella determinata da oli minerali (idrocarburi) e da altri oli, ma non costituiscono alcun problema né per l’ambiente né per la salute umana. L'unico inconveniente sta nel cattivo odore dovuto alla loro decomposizione.
Nella nostra regione, i primi avvistamenti sono avvenuti nei giorni scorsi e hanno interessato l’Isola dell’Elba, in particolare le spiagge di Barbarossa e della Pianotta (Porto Azzurro), di Ortano (Rio), il porto e la spiaggia di Marina di Campo e, poi, varie zone della costa di Livorno.
In genere, tra la seconda metà di aprile ed i primi di maggio si ha la massima presenza delle velelle in superficie, dove arrivano grazie alla risalita delle acque marine profonde (upwelling) dopo essersi riprodotte sessualmente. Esistono, infatti, colonie che producono gameti maschili e femminili (spermatozoi e ovociti) che, unendosi, originano forme larvali in profondità e, successivamente, nuovi polipi che, a loro volta, attraverso la riproduzione asessuata (clonazione) origineranno nuove colonie di forma medusoide, le barchette di S. Pietro. Quando le colonie hanno esaurito la loro funzione riproduttiva emettendo i gameti che produrranno un nuovo ciclo vitale (prosecuzione della specie) dopo vari mesi, affondano o, come nel nostro caso, arrivano sulla costa a decomporsi, ma si tratta di un “naufragio delle barchette” del tutto naturale, dopo la lunga veleggiata che le ha portate a navigare anche per molte miglia.
Un fattore che può avere inciso su queste presenze anticipate (di quasi 1 mese) e diffuse in tutto il Mar Ligure e nel Tirreno settentrionale è l’aumento delle temperature determinato dai cambiamenti climatici. Infatti, oltre a mutare i cicli di vita di moltissimi organismi, marini e non, queste modifiche influenzano anche la circolazione delle masse d’acqua (correnti) e, più in generale, delle condizioni meteo marine, che possono aver accumulato le velelle a fine marzo e nei primi giorni di aprile, diversamente da quanto accadeva in passato. Infine, gli stessi cambiamenti climatici possono aver influito sia sulla disponibilità delle prede di questi organismi (plancton) sia sulla presenza di predatori (tartarughe marine), fattori che ne controllano l’abbondanza.